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Recensione: I miei stupidi intenti

Come una faina può insegnare a essere umani



Titolo: I miei stupidi intenti

Autore: Bernardo Zannoni Casa Editrice: Sellerio Data di pubblicazione: 2021 Pagine: 256 Prezzo: 16 euro Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐









Buongiorno caffeinomani!

Oggi voglio parlarvi di un caso letterario tutto italiano, per una volta. Il libro è I miei stupidi intenti scritto dal giovanissimo Bernardo Zannoni e pubblicato da Sellerio nel 2021. Ammetto che è stata la prima lettura del 2024 e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa, anche se ultimamente mi ero davvero allontanata dalla narrativa.


Una faina di nome Archy


Il libro è tutto incentrato su Archy, una faina che incarna perfettamente l’animo umano. Fin da cucciolo deve scontrarsi con la dura legge della natura, vince il più forte e gli altri vengono mangiati. Così perde il fratellino. E per poco non ci resta secco anche lui.

Archy Lo Zoppo, e zoppo lo è davvero.

Viene venduto a Solomon e lì cambia la sua vita, insieme alla vecchia volpe e al cane che fa da guardia, Gioele, inizia una vita molto diversa da quella che conosceva dove non è il più forte a sopravvivere, ma il più furbo.


Solomon è una vecchia volpe, letteralmente, che vive scambiando animali e prodotti vari, ovviamente con tutti gli interessi degni di un vero banchiere. Ma soprattutto, Solomon sa leggere e scrivere, a differenza di tutti gli altri animali.

Solomon è un devoto, un cristiano, un bandito che si è redento seguendo la parola di Dio e pretende di aver capito tutto della vita. Per questo motivo, quando Archy si mostra interessato ad apprendere la parola di Dio, Solomon si affeziona a lui e lo prende sotto la sua ala come discepolo.


Archy, però, è molto diverso dal suo maestro e sotto alcuni punt d vista è più perspicace, più umano. Tanto che, una volta imparata la parola di Dio, inizia a pensare con la sua testa e arriva quasi a rinnegarlo, nonostante la furia di Solomon.

Archy è in tutto e per tutto un essere umano.


Non mi sentivo più un animale; avevo barattato i miei istinti per dubbi e domande, per esercitare la ragione, per contraffare la mia natura.


 


Il nichilismo è potente


Archy vive tutta una serie di eventi in cui ognuno di noi potrebbe rivedersi senza troppa difficoltà e li affronta come farebbe un intellettuale. Sprofonda nella depressione.

Effettivamente la critica ha definito Archy e I miei stupidi intenti in generale come un incontro tra Camus e la Pixar.

Credo non ci sia definizione più azzeccata.

Il personaggio di Archy è psicologicamente molto complesso, è inizialmente un cucciolo insicuro, poi un adolescente in preda agli ormoni, uno studente e un padre di famiglia, fino a diventare un vecchio pazzo solitario.


Durante questa lunga parabola vive emozioni che non sa spiegarsi nemmeno lui, non dovrebbe conoscerle essendo un animale e questa condizione così particolare lo costringe a un isolamento dal resto del mondo. Nessuno riuscirebbe a capirlo, nemmeno se ci provasse.

Questa condizione di isolamento porta il nostro protagonista a non credere più in nulla, rinnega Dio (a differenza di quello che aveva fatto Solomon) perché nella sua vita aveva portato solo tristezza e delusione, gli aveva fatto scoprire la morte. Elimina ogni speranza di felicità, vive solo per…sopravvivere.


Dovevano essere storie da dimenticare, che aveva nascosto a se stesso, e a Dio. Erano segreti. Solomon aveva incendiato un bosco, e aveva ucciso il suo unico amore.


 


Una metafora per l’umanità


Il bello di questo libro è che tutto quello che succede viene raccontato quasi fosse una favola, ambientato nel mondo animale e questo ci permette di prendere le distanze dalla società in cui prende vita la storia.

Ma a una lettura più attenta, andando a fondo, si può notare quanto Bernardo Zannoni stia parlando per metafore.


La società in cui vive Archy è composta da una famiglia disfunzionale, una faina frivola, una che invece sarà capace di rubargli il cuore e quel poco di speranza che gli era rimasta. Ma ancora, una volpe che si approfitta dei più deboli e un cane soggiogato alla volontà del padrone. E infine, un istrice che ha un cuore abbastanza grande da accogliere i bisognosi in casa sua e diventare loro amico.

Sono stereotipi, ovviamente, ma incarnano perfettamente la nostra società, tutti noi conosciamo almeno una persona che ha almeno una di queste caratteristiche.


Io avevo in mente le parole di Solomon, che l’amore è una cosa da stupidi.


 


In conclusione


Eccoci giunti alla fine anche di questa recensione. Purtroppo parlarne più approfonditamente vorrebbe dire fare spoiler e davvero non voglio rovinarvi la bellezza di questo libro.

Bernardo Zannoni entra di diritto nella letteratura italiana con un esordio di tutto rispetto, con una prosa così bella da risultare quasi commovente riesce a descrivere perfettamente tutta la violenza umana.


Non perdetevi le altre recensioni sul blog e vi ricordo che potete trovare rubriche e contenuti extra su Instagram!

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