top of page

Recensione: La canzone di Achille di Madeline Miller




copertina libro La canzone di Achille

Titolo: La canzone di Achille Autrice: Madeline Miller Data di pubblicazione: 10 gennaio 2019

Casa editrice: Marsilio/Sonzogno

Genere: Retelling mitologico Pagine: 382 Prezzo: 13 euro Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐


Sinossi: Grecia, al tempo degli eroi. Patroclo, giovane e gracile principe, vive in esilio nel regno di Ftia, all'ombra del re Peleo e del suo figlio prediletto, il glorioso Achille. Achille "il migliore tra i greci" è così diverso da lui: forte, bellissimo, figlio di una dea. Eppure un giorno Achille prende il ragazzo maldestro sotto la propria ala e presto il loro incontro, mentre si allenano a diventare uomini esperti nell'arte della guerra, si trasforma in una salda amicizia, e perfino in qualcosa di più. Ma, come ben sappiamo, il destino è in agguato e presto i due giovani si troveranno a combattere sotto le mura di Troia.


Un'analisi attenta del mito.



Buongiorno caffeinomani!

Tutti parlano di questo re-telling, e io sono tra i primi ad esserne entusiasta. Ma quanto è simile alla versione originale, all’Iliade di Omero?

Mi rendo conto che possa essere un articolo di grande noia per chi non sia interessato a questo mondo, ossia tutti quelli che non sono cresciuti leggendo Percy Jackson.


Ah, un’ultima cosa di cui mi sento in dovere di specificare: siamo in territorio di spoiler, ENORMI SPOILER.


Io vi avevo avvisato. Quindi, toltami di tutte le responsabilità, posso iniziare.


 

Patroclo


Iniziamo da nostro Patroclo. Caro il nostro Patroclo, così dolce e innocente, che per un stupido attacco

Achille e Patroclo corrono sulla collina
Da Pinterest

d’ira uccise uno dei suoi compagni di gioco. Ecco, nell’Iliade non è stato proprio un errore. Viene raccontato che, effettivamente, Patroclo era tra i pretendenti di Elena e nell’occasione uccise un certo Las, uno scocciatore. Quindi, uccide volutamente, visto che compie il fattaccio prima che Las riesca ad entrare nella corte di Tindaro.


Costretto a scappare da casa, si rifugia nella corte di Peleo. E’ qui che incontrerà Achille, di cui parleremo più tardi.


Ne “La canzone di AchillePatroclo viene descritto come una sorta di medico, non amando l’uso delle armi. Invece nell’Iliade il giovanotto imbraccia le armi, eccome, meritandosi la gloria e il rispetto.


Sappiamo che guidasse il cocchio, visto che alla sua morte i cavalli di Achille piangono la morte di un così bravo auriga.


A proposito di morte, sapevate che in realtà non portano ad Achille il corpo del compagno, ma che il corpo fu conteso dai troiani e dai greci in una lotta furiosa? Vogliamo aggiungere un tocco di tristezza a questa tragedia? Fu il grido di dolore di Achille a far scappare i troiani, così forte da farsi sentire dalla spiaggia di Ilio alle mura della città.



 

Achille



Passiamo alla controparte, il divo Achille. La storia dell’ aristos achaion è molto più complessa, cercheremo di seguirla passo passo.


Figlio di Teti e Peleo (di cui abbiamo una descrizione abbastanza simile a quella del mito), principe di Ftia, è stato sin da bambino un prodigio. Con la sua capigliatura bionda, spendente al sole, riusciva ad ammaliare anche gli dei, come Atena ed Artemide.

Effettivamente, come ci racconta la Miller, Achille, accompagnato da Patroclo, venne mandato da fanciullo ad allenarsi dal centauro Chirone sul Monte Pelio.


La descrizione di questo periodo è molto simile al mito, oserei dire quasi impeccabile.


statua greca di un bacio
da Pinterest

Successivamente Achille viene portato via dalla madre, terrorizzata dalla profezia rivelata da Calcante, (quando l’eroe non aveva che 9 anni), per affidarlo alle cure del re Licodeme.


Qui la Miller sceglie una delle due versioni del mito, facendo svelare la vera identità di Achille grazie a un sotterfugio di Odisseo, che simulò un fragore di armi.


Altra piccola divergenza letteraria (ma a buon senso, visto che è il narratore della storia) è quella di far partecipare alla impresa di ricognizione anche Patroclo, sebbene nel mito non vi sia alcuna presenza.


Sappiamo che dall’unione con Deidamia nacque (lo stronzissimo, ne La canzone di Achille) Neottolemo, chiamato anche Pirro (nel mito abbiamo anche una versione dove sua madre sarebbe Ifigenia, ma mi è sempre sembrata temporalmente poco probabile).


Dopo il sacrificio di Ifigenia, Madeline Miller salta completamente una parta antecedente all’Iliade, però poco interessante, ossia i vari tentativi di sbarco sulla costa di Ilio e l’isola di Tenete (di cui non mi soffermerò a parlare, questo articolo è già troppo lungo di per sé).


Iniziata la guerra, Achille, accompagnato dal suo esercito e (nel mito) da Patroclo, si occupò di razziare le difese esterne e i villaggi limitrofi a Troia. Qui troverà Briseide, chiamata in realtà Ippodamia (lo so, è uno shock), ma di cui parleremo più avanti, perché è un altro dei punti in cui si discosta La canzone di Achille.


Da qui in poi, Miller e Omero vanno dello stesso passo, raccontando più o meno le stesse vicende. Superata la morte di Patroclo, e i nostri piccoli crolli emotivi, e la vendetta contro Ettore (di cui ho sempre avuto una gran pena), Achille verrà ucciso da Paride, guidato dal dio Apollo. E mentre non riusciamo più a leggere per via delle nostre lacrime, vediamo come Pirro non mantenga la promessa fatta al padre e non mischi le cenere dell’eroe con quelle dell’amato.


Ho apprezzato moltissimo che ne La canzone di Achille, Madeline Miller abbia continuato la storia degli sconfitti, prendendo d’ispirazione Le Troiane. Se la storia la scrivono i vincitori, allora i greci possono raccontare come hanno conquistato Troia, ma non possono scrivere il ritorno alla patria: ognuno di loro perde, in un certo modo.

Come ci dice Achille stesso, non si può essere eroi e felici insieme.



 

Briseide


decoro di un'anfora greca
da Pinterest

Ma passiamo all’ultimo personaggio che vorrei mettere sotto luce: BRISEIDE. Ho voluto soffermarmi anche su di lei perché, ad eccezione di qualche aspetto, è raro trovare Briseide così simile a quella descritta nel mito.

Dunque, per prima cosa Ippodamia era sposa di Minete, re di Cilicia, città saccheggiata da Achille e dai Mirmidoni. Reclamata da Achille come suo bottino, diventa la sua schiava. In alcune versioni, Briseide diventa effettivamente l’amante del guerriero, ma, in verità, nell’Iliade non c’è scritto nulla. Il primo che ci parla di un possibile amore tra i due è Ovidio, nelle Eroidi, anche se dobbiamo ricordarci che si tratta in realtà di lettere fittizie scritte dall’autore. L’unico passo dove la vediamo effettivamente è quando si getta sul corpo di Patroclo, piangendolo.


Vi rendete conto di quanto possa influenzare Hollywood? Seguitemi un attimo. Di Briseide non abbiamo la certezza che amasse Achille, mentre di Patroclo si. Eppure, dopo “Troy” ogni trasposizione dell’Iliade raffigura sempre Briseide innamorata di Achille. Quanto è facile raccontare che ogni gesto di rabbia e di vendetta siano legati ad un sentimento d’amore.


Questo è stato anche uno dei motivi per cui ho amato così profondamente questo libro. Non è tutto ricollegato ad una banale storia d’amore: lo stesso legame tra Achille e Patroclo supera quei confini. La canzone di Achille non racconta di semplici sentimenti, ma di quelli veri, che sono intricati, confusi. L’Iliade non è di certo così complessa psicologicamente, anzi: ogni personaggio compie un azione per un ben determinato motivo, guidato o meno da una mano divina.


Questo libro è stato uno di quei pochi dove ho davvero rivisto quei personaggi che leggevo da bambina sulla mia vecchia edizione del canto omerico. E’ stato bello ricordarsi di come si siano veramente svolti i fatti.


 

Per oggi è tutto, vi ricordiamo che potete leggere tutte le altre recensioni sempre sul nostro blog, insieme a tante altre opinioni non richieste sui libri che leggiamo.

A presto!



firma Lena




Post recenti

Mostra tutti
bottom of page