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58° ciclo di rappresentazioni classiche: pareri letterari non richiesti


Buongiorno caffeinomani, oggi una "recensione" un po' diversa. Parliamo di teatro classico, parliamo di nuovi visioni sul testo classico e

Ogni anno, nel teatro greco di Siracusa (possiamo vantarci di avere uno dei pochi teatri antichi attivi), vengono messe in scena dall'INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico) un ciclo di rappresentazioni, ovviamente legate da una tematica.

Il tema di quest'anno è l'uomo contro il divino, il piccolo contro il grande.

In queste tragedie vengono invocati, maledetti e sempre chiamati in appello gli dei, ma il sovrano dell'Olimpo, Zeus, non si palesa mai. Come dice Prometeo, manda i suoi "servitori" a parlare, a rispondere alle accuse mosse contro di lui.


In Prometeo gli dei si manifestano, ma sono ostili al titano e non hanno pietà nei suoi confronti, forse perchè troppo intimoriti del nuovo sovrano. Nessuna divinità bussa alla porta della maga Medea, neanche quando lei invoca Giustizia, poiché le è stato strappato ogni onore, o Apollo, che non ha concesso alle donne la capacità di esprimersi con l'arte “contro la stirpe dei maschi”.

Anche se sembrano diametralmente opposte, Medea è una tragedia sostanzialmente sviluppata in assenza degli dei: sono gli uomini che scelgono il proprio percorso, i loro errori e le loro decisioni. Prometeo, invece, percepisce la presenza divina, gli è accanto nella sofferenza: con una infinita invettiva al nuovo regime imposto da Zeus, Prometeo si scaglia contro il destino; anche se sono creature divine, il dramma è tutto umano.



 

MEDEA di Euripide


Medea entra in scena dopo che la nutrice ha narrato come dalla Colchide (Turchia) la principessa discendente dal Sole abbia seguito Giasone a Corinto e là sia stata abbandonata per Glauce, figlia del re Creonte. Si sentono quindi lamenti e urla di Medea , mentre il coro è in scena, finchè la protagonista entra e denuncia la propria condizione , sfortunata come è in genere quella femminile. Entra Creonte e la esilia, ma lei gli strappa

ancora un giorno a Corinto. Incontra quindi Giasone, cui minaccia vendetta, meglio delineata dopo un colloquio con il re di Atene, Egeo, che la ospiterà nella sua città. Dopo avere inviato a Glauce doni avvelenati, che uccideranno lei e il padre, Medea uccide i figli e nega a un Giasone annientato perfino i loro corpi, portandoli con sé sul carro del Sole, verso Atene.


Questa Medea potrebbe essere riassunta in un poche parole: un pugno nello stomaco. Tutto, le scenografie, i costumi, la recitazioni, i movimenti di scena, fa trasparire il pathos del dramma, la rabbia della protagonista e la dicotomia tra Medea e Giasone, barbari e greci.


La regia di Tiezzi mette molto bene a fuoco il testo, lasciando la scenografia quasi "nuda": una villa neoclassica, dove dominano il bianco e nero, con molti marmi. Particolare la scelta dei costumi: tutti i protagonisti, tranne Giasone, entrano con una maschera da animale, che quasi identifica la loro natura: Medea un uccello esotico, Creonte un coccodrillo, i bambini dei conigli.


Questa versione della tragedia va vista, non ci sono altri termini per spiegarlo in maniera più semplice. Medea è il dramma della donna. Ma anche se è stato scritto in un mondo arcaico, dove la donna era relegata in casa, le disgrazie di Medea e la sua profonda rabbia rimangono come una cicatrice viva sulla pelle di ciascuna donna. Siamo con Medea quando rinfaccia a Giasone ogni sua colpa, quando implora, maliziosa, un giorno in più, quando escogita il suo piano. Debora Zuin, interprete magistrale della protagonista, riesce a farci empatizzare con Medea anche quando compie il gesto più orrendo che possa fare un genitore.

Perchè in fondo, una piccola parte di noi, comprende le motivazioni del suo atto.


 

PROMETEO INCATENATO di Eschilo


Il dio del fuoco, Efesto, inchioda a una roccia della Scizia (tra Polonia, Kazakistan, e Ucraina sudorientale ) il titano ribelle Prometeo, sotto l’occhio vigile di Cratos (Potere) e Bia (Forza). Prometeo viene punito per avere fatto dono agli uomini del fuoco. Ai colpi martellati con fragore, accorre uno stuolo di Oceanine, cui Prometeo racconta di avere prima aiutato Zeus contro i Titani ribelli, di cui faceva parte, poi di essere passato dalla parte degli uomini.

Arriva in volo Oceano, parente e amico di Prometeo , per indurlo a piegarsi a Zeus, ma non ha successo. Arriva poi la vacca Io, vittima come lui di Zeus e poi di Era, cui il Titano predice il suo futuro e la fine di Zeus. Ermes inutilmente cerca di sapere quale sarà, e Prometeo viene sprofondato nelle viscere della terra.


Leo Muscato è riuscito a mettere in scena un Prometeo Incatenato sicuramente molto intrigante.

La scena che ci troviamo di fronte agli occhi è l'opposto di quella di Medea: fumo, pezzi di discarica, macchie di olio, porta di ferro, ferraglia, tubi di ghisa. Tutto è decaduto in questa terra desolata.

Questa tragedia sicuramente non è facile da mettere in scena: sono principalmente monologhi, non c'è una trama fortemente avvincente ed ha un impianto prettamente filosofico ed etico. Sicuramente potrebbe risultare noiosa, ma gli attori sono riusciti a rendere affascinante ogni parola da loro pronunciata. Una nozione di merito va al protagonista, Alessandro Albertin, che è riuscito solo con la voce, essendo incatenato alla cima di una ciminiera, a farci percepire ogni emozione che il suo personaggio provava.

In questo dramma viene pronunciata il nome di Zeus almeno un centinaio di volte. Ma è assente? Non lo vediamo fisicamente, ma ogni volta che l'argomento inizia a farsi interessante per il sovrano, una scarica di energia illumina tutte le luci della fabbrica, mentre le Oceanine sono come prese da un brivido di paura.


Siamo tutti dalla parte di Prometeo.


 

Gli dei ostacolano o aiutano gli uomini? L’Olimpo, di partenza, è ostile. Nella tragedia del Prometeo tutti i personaggi sono divini, tranne la vacca Io, ma la conclusione ci porta a pensare che neanche una forza divina può contro le Moire, il destino. Ma Medea, che è umana, riesce a dominare il suo destino e si vendica dei suoi nemici alla sua maniera. I due protagonisti si muovono nella loro storia in autonomia, seguendo le leggi che loro stessi si impongono, non altri.


Per oggi è tutto, potete leggere le recensioni del nostro blog qui , insieme a tutte le opinioni non richieste dei libri che leggiamo. Alla prossima!

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